Previsioni schifose,partita decisiva in contemporanea e assoluta mancanza di conoscenza della topografia milanese.
Però si parte perchè In Rainbows è meravigioso.
Dopo un pò d'ansia troviamo un parcheggio un pò miracoloso sebbene non del tutto legale e con passo affrettato in dieci minuti di cammino e dieci di coda siamo all'interno dell'Arena. Piove ancora. Il prato presenta ampi tratti marroni.
Avanziamo senza spingere fino ad arrivare a 50 metri dal palco. In punta di piedi non vedo male.
Nove e qualcosa e si spengono i riflettori. L'ipnotismo del canto di Yorke supportato dalle sue pennate asimmetriche alle chitarre alterano tempi e smette di piovere. La musica risulta in qualche modo diagonale.
I giochi di luce e gli schermi sono eleganti e originali,mai banali. Arredano la musica senza opprimerla anche perchè essa sgorga rigogliosa allagando di emozioni.
La lucida disperazione sanguina nei chiaroscuri della profonda espressività mantrica della voce..
Anche il pezzo più scontroso trova la sua limpidezza nella versione live.
Il disco l'ho sicuramente ascoltato meno di quanto meriti ma le versioni live sono autosufficienti.
C'è spazio anche per le divagazioni sul passato che culminano in una meravigliosa Karmapolice ma è il nuovo materiale a farla da padrone.
Meglio del 2003 (credo fosse),più padroni della situazioni e in generale più sciolti e sicuri della propria identità.
Manca Creep,E. ne soffre. E in effetti ci sarebbe anche stata. Chi non ha amato quella canzone?
Ma i Radiohead sono in un altro viaggio ora. Milano ne è stata una tappa perfetta.